Diritti
Rifugiati: calano le domande, ma restano i bisogni
di rassegna.it 09 aprile 2013 ore 13.06
Rapporto annuale 2013 del Centro Astalli: il numero di richieste di asilo scende a causa di crisi e respingimenti, ma il numero dei pasti forniti dai gesuiti resta altissimo. IL sistema evidentemente non funziona. "L'emergenza Nordafrica? Un fallimento"

Il sistema italiano di accoglienza per i rifugiati politici resta inadeguato, nonostante i respingimenti e la crisi economica abbiano frenato, almeno in parte, l'arrivo di richiedenti asilo nel nostro paese. E' quanto emerge chiaramente dal Rapporto annuale 2013 del Centro Astalli, presentato oggi a Roma.
Nonostante la flessione del numero delle domande d'asilo registrate nel 2012, infatti, i rifugiati che si rivolgono ai centri di accoglienza dei Gesuiti continuano a essere numerosi. Sono state appena 15.700 le domande d'asilo presentate in Italia nel 2012, meno della metà rispetto all'anno precedente e un numero bassissimo rispetto a quelli registrati nei principali Paesi europei.
Eppure lo Sprar non è evidentemente in grado di dare accoglienza a chi arriva. Il totale dei pasti distribuiti dalla mensa del Centro Astalli (oltre 115.000) è infatti rimasto quasi invariato rispetto al 2011. È un dato preoccupante, si sottolinea nel rapporto, che rappresenta l'incapacità del sistema di dare risposte, persino ai bisogni più immediati. L'Emergenza Nord
Africa, che poteva costituire un'occasione di ripensamento e valorizzazione di alcune esperienze positive attivate dalle Regioni, si è purtroppo chiusa - si sottolinea - senza alcuna progettualità, vanificando del tutto l'ingente investimento di risorse che aveva comportato.
Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi e ciò contribuisce ad alimentare il fenomeno delle occupazioni, particolarmente grave a Roma, che vede centinaia di rifugiati vivere in condizioni di assoluto degrado. Insieme alla ricerca di un lavoro, l'affitto di un alloggio è la sfida più difficile. La crisi poi non aiuta: nonostante la partecipazione a diversi corsi di formazione, nel 2012 solo pochi ospiti dei centri hanno lavorato con continuità.
Per quanto riguarda lo sportello lavoro, nel corso del 2012 si è registrato l'accesso di molte donne, soprattutto africane, di età compresa tra i 40-50 anni, che vivono da molti anni in Italia, alla ricerca dell'ennesimo lavoro di assistenza agli anziani.
Ancora più complicata è la situazione di chi ha una famiglia a carico, oppure intraprende una procedura di ricongiungimento familiare. Le famiglie rifugiate richiedono un'attenzione particolare, che tenga conto di una varietà di fattori, da quello economico alle esigenze specifiche di ciascuno dei membri, a partire da quelle dei minori.
Il 12,5% dei nuclei familiari accolti nella comunità di famiglie rifugiate del Centro Pedro Arrupe si sono ritrovati in Italia in seguito a ricongiungimenti familiari, a volte dopo separazioni durate molto tempo. Nel rapporto si registra poi un aumento delle vittime di tortura tra i rifugiati: quelle che nel 2012 si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 267, con un incremento di oltre il 60% rispetto all'anno precedente.
Il dato che desta maggiore preoccupazione, sottolinea il rapporto, è che molto spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate: il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada, in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti. A causa degli ingenti tagli alla sanità, inoltre, si è ridotta la capacità del territorio di fornire assistenza alle persone la cui salute mentale è duramente provata da traumi passati e presenti. Alle sedi italiane del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati si sono rivolti nel 2012 34.300 richiedenti asilo e rifugiati, 21.000 solo a Roma.
Nonostante la flessione del numero delle domande d'asilo registrate nel 2012, infatti, i rifugiati che si rivolgono ai centri di accoglienza dei Gesuiti continuano a essere numerosi. Sono state appena 15.700 le domande d'asilo presentate in Italia nel 2012, meno della metà rispetto all'anno precedente e un numero bassissimo rispetto a quelli registrati nei principali Paesi europei.
Eppure lo Sprar non è evidentemente in grado di dare accoglienza a chi arriva. Il totale dei pasti distribuiti dalla mensa del Centro Astalli (oltre 115.000) è infatti rimasto quasi invariato rispetto al 2011. È un dato preoccupante, si sottolinea nel rapporto, che rappresenta l'incapacità del sistema di dare risposte, persino ai bisogni più immediati. L'Emergenza Nord
Africa, che poteva costituire un'occasione di ripensamento e valorizzazione di alcune esperienze positive attivate dalle Regioni, si è purtroppo chiusa - si sottolinea - senza alcuna progettualità, vanificando del tutto l'ingente investimento di risorse che aveva comportato.
Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi e ciò contribuisce ad alimentare il fenomeno delle occupazioni, particolarmente grave a Roma, che vede centinaia di rifugiati vivere in condizioni di assoluto degrado. Insieme alla ricerca di un lavoro, l'affitto di un alloggio è la sfida più difficile. La crisi poi non aiuta: nonostante la partecipazione a diversi corsi di formazione, nel 2012 solo pochi ospiti dei centri hanno lavorato con continuità.
Per quanto riguarda lo sportello lavoro, nel corso del 2012 si è registrato l'accesso di molte donne, soprattutto africane, di età compresa tra i 40-50 anni, che vivono da molti anni in Italia, alla ricerca dell'ennesimo lavoro di assistenza agli anziani.
Ancora più complicata è la situazione di chi ha una famiglia a carico, oppure intraprende una procedura di ricongiungimento familiare. Le famiglie rifugiate richiedono un'attenzione particolare, che tenga conto di una varietà di fattori, da quello economico alle esigenze specifiche di ciascuno dei membri, a partire da quelle dei minori.
Il 12,5% dei nuclei familiari accolti nella comunità di famiglie rifugiate del Centro Pedro Arrupe si sono ritrovati in Italia in seguito a ricongiungimenti familiari, a volte dopo separazioni durate molto tempo. Nel rapporto si registra poi un aumento delle vittime di tortura tra i rifugiati: quelle che nel 2012 si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 267, con un incremento di oltre il 60% rispetto all'anno precedente.
Il dato che desta maggiore preoccupazione, sottolinea il rapporto, è che molto spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate: il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada, in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti. A causa degli ingenti tagli alla sanità, inoltre, si è ridotta la capacità del territorio di fornire assistenza alle persone la cui salute mentale è duramente provata da traumi passati e presenti. Alle sedi italiane del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati si sono rivolti nel 2012 34.300 richiedenti asilo e rifugiati, 21.000 solo a Roma.
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