L'indagine
L'illegalità costa all'Italia 330 miliardi l'anno
di rassegna.it 21 novembre 2011 ore 13.36
Le stime del sindacato: nel Sud 180mila posti persi per colpa della mafia, 500mila commercianti sotto pizzo, redditi evasi per 270 miliardi. La corruzione costa 60 miliardi. "Il governo Monti parta dalla lotta a questi fenomeni"

L’illegalità costa all’Italia 330 miliardi di euro l’anno. E’ quanto emerge da un’indagine pubblicata nei giorni scorsi dalla Cgil, in occasione dell’incontro della fondazione Caponnetto dal titolo “La mafia colonizza l’Europa?”. Nel nostro paese, spiega il sindacato, ogni anno nel Sud si perdono 180mila posti di lavoro per colpa della mafia, 500mila commercianti subiscono il pizzo, i redditi vengono evasi per un totale di 270 miliardi.
Il costo della corruzione
La Corte dei Conti, ad esempio, ci dice che il costo della corruzione in Italia è stimabile in 60 miliardi di euro e che nel 2010 il fenomeno è aumentato del 30% rispetto al 2009. Sono gli appalti e i controlli fiscali i settori in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più. Questo costo oltre ad essere pagato dai cittadini sottrae di fatto risorse allo stato. Eppure, ad oggi, il governo non ha ancora ratificato le convenzioni internazionali a partire da quella di Strasburgo del 1999 che prevede l'introduzione, nel Codice Penale dei singoli paesi, di delitti importanti come il traffico di influenze illecite (cioè la corruzione realizzata con favori e regali invece che con la classica mazzetta), la corruzione fra privati, l'auto-riciclaggio. “Questo potrebbe essere un primo chiaro provvedimento che il governo Monti può portare in parlamento come segno concreto di una nuova volontà legislativa tesa ad aggredire le ricchezze accumulate dai corrotti attraverso la confisca dei loro beni, come già avviene per quelli sottratti alle Mafie”. Lo afferma il responsabile Legalità e sicurezza della Cgil nazionale, Luciano Silvestri.
Il fatturato delle Mafie
Secondo la Commissione Parlamentare Antimafia il fatturato delle Mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro con 70 miliardi di utili al netto degli investimenti. Circa 180 mila posti di lavoro all'anno persi nel Mezzogiorno d'Italia a causa di questa attività criminale. Nel documento della stessa Commissione Antimafia, ricorda l’esponente della Cgil, si legge testualmente: ”La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell'economia legale, alimentando una economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”.
Pizzo e ricatti ai commercianti
L'ultimo rapporto di SOS Impresa ci dice che sono 500 mila i commercianti oggetto della malavita organizzata, per un giro di affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Di fronte a questo, fa sapere Silvestri “il governo Berlusconi, ancor prima della manovra, ha approvato, su delega del Parlamento, il così detto Codice Antimafia che indebolisce perfino le norme di contrasto alla criminalità di cui disponevamo precedentemente. Su questo punto fondamentale – prosegue il sindacalista - possiamo contare, per rimediare a queste nefandezze, sia sulle osservazioni fatte all’unanimità dalla Commissione Giustizia e completamente disattese dal governo, sia sulle proposte avanzate dalle diverse Associazioni che compongono il movimento dell’Antimafia Sociale”.
Il record dell'evasione fiscale
Nel rapporto annuale della Guardia di Finanza si afferma che, sulla base dell’attività di controllo effettuata, si stima che nel nostro paese i redditi evasi ammontino a 270 miliardi di euro e che il mancato gettito sia di 120 miliardi di euro di cui 60 miliardi di IVA evasa. L'attività di controllo effettuata da Agenzie delle Entrate, INPS, Equitalia ha recuperato 25,4 miliardi di evasione di cui 23 miliardi per redditi non dichiarati e 5,5 miliardi di IVA evasa. “Basterebbe potenziare – avverte Silvestri - questa attività e renderla strutturale per recuperare, visto che i margini sono notevoli, risorse ingenti e aggredire il fenomeno”.
Un furto di 330 miliardi l'anno
Se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l'illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro. I dati sono eloquenti. “Siamo di fronte a nodi strutturali che non sono più rinviabili – afferma il sindacalista -. Il problema non è solo affrontare il contingente e far tornare rapidamente i conti. La vera questione – spiega Silvestri - è che quei nodi rappresentano un intralcio, un vero e proprio cappio al collo e che la legalità è una risorsa culturale ed economica per lo sviluppo del paese”.
I beni confiscati e il lavoro dei giovani
Infine, a proposito di giovani e di lavoro, “vorrei sottolineare – dice il sindacalista - la grande potenzialità, fino ad ora mortificata dal governo Berlusconi, che deriva dal grande patrimonio che sono i beni e le aziende confiscate alle Mafie”. I dati ufficiali ci dicono che i beni confiscati sono oltre 11.000 di cui oltre 1.400 sono aziende. Quelli assegnati sono quasi 5000 e valgono circa 900 milioni di euro. Ci chiediamo: a quanto ammonta il totale dei beni non ancora assegnati insieme alla liquidità sequestrata?
Per Silvestri tutto ciò può rappresentare una risposta concreta, “credo che recuperando il doveroso ruolo di sostegno e di accompagnamento dello Stato e del Sistema Creditizio, si possa dare a questa economia, che l’azione della Magistratura ha sottratto alla illegalità, una nuova prospettiva attraverso il suo riutilizzo nell’economia legale come ci ha indicato la Legge Rognoni-La Torre”.
Le centinaia di giovani che operano nelle cooperative sociali assegnatarie dei beni confiscati e quegli stessi lavoratori che con coraggio e sacrificio hanno dato continuità ad attività imprenditoriali sequestrate e confiscate, spiega Silvestri “stanno a dimostrare che la via del riscatto dalla criminalità organizzata è possibile. Si può e si deve fare di più. Il governo – conclude - dia vita ad un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le Associazioni di Impresa in modo da dare organicità e sostegno a questa importante prospettiva del riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alla Mafia”.
Il costo della corruzione
La Corte dei Conti, ad esempio, ci dice che il costo della corruzione in Italia è stimabile in 60 miliardi di euro e che nel 2010 il fenomeno è aumentato del 30% rispetto al 2009. Sono gli appalti e i controlli fiscali i settori in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più. Questo costo oltre ad essere pagato dai cittadini sottrae di fatto risorse allo stato. Eppure, ad oggi, il governo non ha ancora ratificato le convenzioni internazionali a partire da quella di Strasburgo del 1999 che prevede l'introduzione, nel Codice Penale dei singoli paesi, di delitti importanti come il traffico di influenze illecite (cioè la corruzione realizzata con favori e regali invece che con la classica mazzetta), la corruzione fra privati, l'auto-riciclaggio. “Questo potrebbe essere un primo chiaro provvedimento che il governo Monti può portare in parlamento come segno concreto di una nuova volontà legislativa tesa ad aggredire le ricchezze accumulate dai corrotti attraverso la confisca dei loro beni, come già avviene per quelli sottratti alle Mafie”. Lo afferma il responsabile Legalità e sicurezza della Cgil nazionale, Luciano Silvestri.
Il fatturato delle Mafie
Secondo la Commissione Parlamentare Antimafia il fatturato delle Mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro con 70 miliardi di utili al netto degli investimenti. Circa 180 mila posti di lavoro all'anno persi nel Mezzogiorno d'Italia a causa di questa attività criminale. Nel documento della stessa Commissione Antimafia, ricorda l’esponente della Cgil, si legge testualmente: ”La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell'economia legale, alimentando una economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”.
Pizzo e ricatti ai commercianti
L'ultimo rapporto di SOS Impresa ci dice che sono 500 mila i commercianti oggetto della malavita organizzata, per un giro di affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Di fronte a questo, fa sapere Silvestri “il governo Berlusconi, ancor prima della manovra, ha approvato, su delega del Parlamento, il così detto Codice Antimafia che indebolisce perfino le norme di contrasto alla criminalità di cui disponevamo precedentemente. Su questo punto fondamentale – prosegue il sindacalista - possiamo contare, per rimediare a queste nefandezze, sia sulle osservazioni fatte all’unanimità dalla Commissione Giustizia e completamente disattese dal governo, sia sulle proposte avanzate dalle diverse Associazioni che compongono il movimento dell’Antimafia Sociale”.
Il record dell'evasione fiscale
Nel rapporto annuale della Guardia di Finanza si afferma che, sulla base dell’attività di controllo effettuata, si stima che nel nostro paese i redditi evasi ammontino a 270 miliardi di euro e che il mancato gettito sia di 120 miliardi di euro di cui 60 miliardi di IVA evasa. L'attività di controllo effettuata da Agenzie delle Entrate, INPS, Equitalia ha recuperato 25,4 miliardi di evasione di cui 23 miliardi per redditi non dichiarati e 5,5 miliardi di IVA evasa. “Basterebbe potenziare – avverte Silvestri - questa attività e renderla strutturale per recuperare, visto che i margini sono notevoli, risorse ingenti e aggredire il fenomeno”.
Un furto di 330 miliardi l'anno
Se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l'illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro. I dati sono eloquenti. “Siamo di fronte a nodi strutturali che non sono più rinviabili – afferma il sindacalista -. Il problema non è solo affrontare il contingente e far tornare rapidamente i conti. La vera questione – spiega Silvestri - è che quei nodi rappresentano un intralcio, un vero e proprio cappio al collo e che la legalità è una risorsa culturale ed economica per lo sviluppo del paese”.
I beni confiscati e il lavoro dei giovani
Infine, a proposito di giovani e di lavoro, “vorrei sottolineare – dice il sindacalista - la grande potenzialità, fino ad ora mortificata dal governo Berlusconi, che deriva dal grande patrimonio che sono i beni e le aziende confiscate alle Mafie”. I dati ufficiali ci dicono che i beni confiscati sono oltre 11.000 di cui oltre 1.400 sono aziende. Quelli assegnati sono quasi 5000 e valgono circa 900 milioni di euro. Ci chiediamo: a quanto ammonta il totale dei beni non ancora assegnati insieme alla liquidità sequestrata?
Per Silvestri tutto ciò può rappresentare una risposta concreta, “credo che recuperando il doveroso ruolo di sostegno e di accompagnamento dello Stato e del Sistema Creditizio, si possa dare a questa economia, che l’azione della Magistratura ha sottratto alla illegalità, una nuova prospettiva attraverso il suo riutilizzo nell’economia legale come ci ha indicato la Legge Rognoni-La Torre”.
Le centinaia di giovani che operano nelle cooperative sociali assegnatarie dei beni confiscati e quegli stessi lavoratori che con coraggio e sacrificio hanno dato continuità ad attività imprenditoriali sequestrate e confiscate, spiega Silvestri “stanno a dimostrare che la via del riscatto dalla criminalità organizzata è possibile. Si può e si deve fare di più. Il governo – conclude - dia vita ad un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le Associazioni di Impresa in modo da dare organicità e sostegno a questa importante prospettiva del riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alla Mafia”.
Archiviato in:
Italia

Appuntamento a piazza Santi Apostoli. Sono previsti gli interventi di sei delegati aziendali (Almaviva, Alitalia, Mercatone-Conad, Ilva, indotto Ilva, settore edile) e dei segretari generali Landini, Furlan, Barbagallo
Se questi sono dati reali...e' spaventoso..mi chiedo ma quanti soldi ci sono in questa nazione?...si sente parlare di 330 miliardi gestiti dalla mafia..di 120 miliardi che i piccoli commercianti non dichiarano..di spesa della politica dai 50 ai 7o miliardi..di 1340 miliardi solo di conto correnti bancari e postali...di 11000 miliardi beni immobili di 500 miliardi di beni che lo stato puo' vendere..di 100 miliardi evasi in svizzera...E NON SAPPIAMO QUANTI SONO NASCOSTI SOTTO IL MATTONE...