Economia
Crisi: Francia in recessione, Germania quasi
di rassegna.it 16 maggio 2013 ore 09.40
Si aggrava in tutta Europa il quadro economico. Stentano anche le economie forti: Parigi è in recessione tecnica, Berlino cresce di appena lo 0,1%. L'Eurozona nel suo complesso è al quarto calo consecutivo del pil e la situazione tende al peggioramento

Le politiche dell'austerità e del rigore continuano a produrre i loro effetti in tutta Europa. L'Eurozona ha registrato il quarto segno meno consecutivo davanti al dato sul pil (-0,2%), ma stavolta non sono solo i Pigs a frenare la crescita.
L'ombra della recessione è tornata infatti ad allungarsi anche sulla Francia, mentre la Germania è scampata di un soffio a una sorte analoga. In Italia, come noto, siamo invece alla settima flessione consecutiva del Pil, che certifica la caduta costante dell'attività economica. Uno scenario allarmante messo nero su bianco dai dati diffusi dalle autorità nazionali e da Eurostat.
A Parigi il Pil è in contrazione dello 0,2% nel primo trimestre 2013, dopo il -0,2% dell'ultimo trimestre 2012, con conseguente recessione tecnica. Davanti a questa situazione il presidente francese Francoise Hollande e quello della Commissione Ue Josè Manuel hanno rilanciato, in occasione del loro incontro a Bruxelles, l'urgenza di mettere in campo a livello nazionale ed europeo azioni efficaci e tempestive per ridare slancio alla crescita e all'occupazione. Ad esempio anticipando l'operatività di quel piano per il lavoro ai giovani già concordato a livello Ue ma la cui attuazione potrà scattare solo quando saranno realmente disponibili i 6 miliardi destinati a finanziarlo.
Situazione non certo rosea anche per la tradizionale locomotiva dell'economia europea, la Germania. Dopo la flessione dello 0,7% registrata dal prodotto interno lordo tedesco nell'ultimo trimestre del 2012 rispetto al trimestre precedente, nei primi tre mesi dell'anno la crescita è infatti tornata, ma si è attestata su un fragile 0,1%. Questo mentre il segno meno continua a caratterizzare l'andamento del Pil non solo in Italia e Spagna, ma anche in Paesi tradizionalmente 'forti' come Olanda e Finlandia.
Anche per l'agenzia di rating Moody's la ripresa globale “ha perso slancio negli ultimi tre mesi”, diverse economie non torneranno presto a una crescita “normale”, con l'Eurozona verso una recessione più profonda e lunga di quanto stimato finora.
Intanto, in Italia il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, scrive al ministro del Lavoro Enrico Giovannini per chiedere che si apra il confronto sulla sostenibilità sociale e non solo sui vincoli economici “delle scelte necessarie da compiere sul complesso tema del welfare”. Camusso, nel testo pubblicato da Il Corriere della Sera, rileva che la scelta fatta finora appare quella “di annunciare provvedimenti di manutenzione che in realtà rappresentano interventi sostanziali come la liberalizzazione dei contratti a termine, la staffetta generazionale (salvo poi retrocedere in ragione dei costi), la flessibilità in uscita per le pensioni (ma penalizzandole senza qualificare i diversi lavori” trascurando altre priorità.
Priorità che la leader della Cgil indica, “oltre agli esodati e agli ammortizzatori sociali in deroga”, nei “fondi di solidarietà che stanno venendo meno” e nella “modifica delle norme” che riducono l'accesso alla disoccupazione.
L'ombra della recessione è tornata infatti ad allungarsi anche sulla Francia, mentre la Germania è scampata di un soffio a una sorte analoga. In Italia, come noto, siamo invece alla settima flessione consecutiva del Pil, che certifica la caduta costante dell'attività economica. Uno scenario allarmante messo nero su bianco dai dati diffusi dalle autorità nazionali e da Eurostat.
A Parigi il Pil è in contrazione dello 0,2% nel primo trimestre 2013, dopo il -0,2% dell'ultimo trimestre 2012, con conseguente recessione tecnica. Davanti a questa situazione il presidente francese Francoise Hollande e quello della Commissione Ue Josè Manuel hanno rilanciato, in occasione del loro incontro a Bruxelles, l'urgenza di mettere in campo a livello nazionale ed europeo azioni efficaci e tempestive per ridare slancio alla crescita e all'occupazione. Ad esempio anticipando l'operatività di quel piano per il lavoro ai giovani già concordato a livello Ue ma la cui attuazione potrà scattare solo quando saranno realmente disponibili i 6 miliardi destinati a finanziarlo.
Situazione non certo rosea anche per la tradizionale locomotiva dell'economia europea, la Germania. Dopo la flessione dello 0,7% registrata dal prodotto interno lordo tedesco nell'ultimo trimestre del 2012 rispetto al trimestre precedente, nei primi tre mesi dell'anno la crescita è infatti tornata, ma si è attestata su un fragile 0,1%. Questo mentre il segno meno continua a caratterizzare l'andamento del Pil non solo in Italia e Spagna, ma anche in Paesi tradizionalmente 'forti' come Olanda e Finlandia.
Anche per l'agenzia di rating Moody's la ripresa globale “ha perso slancio negli ultimi tre mesi”, diverse economie non torneranno presto a una crescita “normale”, con l'Eurozona verso una recessione più profonda e lunga di quanto stimato finora.
Intanto, in Italia il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, scrive al ministro del Lavoro Enrico Giovannini per chiedere che si apra il confronto sulla sostenibilità sociale e non solo sui vincoli economici “delle scelte necessarie da compiere sul complesso tema del welfare”. Camusso, nel testo pubblicato da Il Corriere della Sera, rileva che la scelta fatta finora appare quella “di annunciare provvedimenti di manutenzione che in realtà rappresentano interventi sostanziali come la liberalizzazione dei contratti a termine, la staffetta generazionale (salvo poi retrocedere in ragione dei costi), la flessibilità in uscita per le pensioni (ma penalizzandole senza qualificare i diversi lavori” trascurando altre priorità.
Priorità che la leader della Cgil indica, “oltre agli esodati e agli ammortizzatori sociali in deroga”, nei “fondi di solidarietà che stanno venendo meno” e nella “modifica delle norme” che riducono l'accesso alla disoccupazione.
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La politica ed i politici devono fare il mea culpa! Moltissime nazioni sono in recessione e solo chi applicherà una politica di rinnovamento e di innovazione uscirà dalla crisi. Le soluzioni sono la tecnologia ed il risparmio energetico; se corriamo ancora dietro al petrolio invece di sfruttare sole, mare, vento, non andremo molto lontano. Inoltre con internet le aziende possono crescere e guardare a nuovi business lontani dalle quattro mura italiane!
... Se Sparta piange, Atene non ride ... o viceversa ...