Alcoa, giovedì sciopero e manifestazione nazionale
24 novembre 2009 ore 15.49
E’ stato fissato per giovedì (26 novembre), alle ore 11, presso il ministero dello Sviluppo economico, l’incontro nazionale per discutere della vertenza del gruppo Alcoa con il governo e l’azienda. Inoltre, sempre lo stesso giorno è stato indetto da Fim, Fiom e Uilm uno sciopero di ventiquattro ore dei lavoratori di Portovesme e Fusina, e una manifestazione nazionale a Roma, con presidio al Ministero, a partire dalle ore 10. E’ quanto si apprende in una nota delle segreterie nazionali.
“Con la grave decisione – si legge nella nota – della commissione europea sulle sanzioni da applicare ad Alcoa per le tariffe elettriche speciali, e con la conseguente dichiarazione dell’azienda di fermare la produzione di alluminio primario, la situazione della vertenza Alcoa è precipitata”. Le segreterie nazionali “respingono qualsiasi fermata della produzione di alluminio primario nei due siti Alcoa di Portovesme e di Fusina, anche se spacciate dall’azienda per ‘temporanee’ proprio perché, per le caratteristiche tecniche di questi impianti, una volta spenti non sarebbero più riavviati”.
“Oltre alle penali per il passato – prosegue il comunicato –, rispetto alle quali l’azienda ha annunciato ricorso, resta aperto l’annoso problema dell’approvvigionamento energetico e delle tariffe elettriche per il futuro. Su questo, chiediamo al governo di recuperare i gravi ritardi accumulati e di mettere quella necessaria determinazione che fino ad ora è mancata, ricercando tutti i possibili strumenti per trovare soluzioni adeguate. D’altra parte – sottolinea la nota –, anche l’azienda non può sottrarsi alla necessità di mantenere la produzione di alluminio in Italia, non dimenticando i grandi profitti che, in questi anni, ha fatto nel nostro paese”.
“E’ bene ricordare a tutti – concludono le segreterie nazionali – che la produzione di alluminio in Italia non significa solo i pur importantissimi 2mila posti di lavoro dei 2 siti di Alcoa. Se questa produzione venisse a mancare, la filiera successiva, con le varie lavorazioni, a partire dal settore degli estrusi, dovrebbe approvvigionarsi all’estero, con un aggravio di costi e con la conseguente messa a rischio di produzioni attualmente svolte in Italia e quindi di altre migliaia di posti di lavoro”.
“Con la grave decisione – si legge nella nota – della commissione europea sulle sanzioni da applicare ad Alcoa per le tariffe elettriche speciali, e con la conseguente dichiarazione dell’azienda di fermare la produzione di alluminio primario, la situazione della vertenza Alcoa è precipitata”. Le segreterie nazionali “respingono qualsiasi fermata della produzione di alluminio primario nei due siti Alcoa di Portovesme e di Fusina, anche se spacciate dall’azienda per ‘temporanee’ proprio perché, per le caratteristiche tecniche di questi impianti, una volta spenti non sarebbero più riavviati”.
“Oltre alle penali per il passato – prosegue il comunicato –, rispetto alle quali l’azienda ha annunciato ricorso, resta aperto l’annoso problema dell’approvvigionamento energetico e delle tariffe elettriche per il futuro. Su questo, chiediamo al governo di recuperare i gravi ritardi accumulati e di mettere quella necessaria determinazione che fino ad ora è mancata, ricercando tutti i possibili strumenti per trovare soluzioni adeguate. D’altra parte – sottolinea la nota –, anche l’azienda non può sottrarsi alla necessità di mantenere la produzione di alluminio in Italia, non dimenticando i grandi profitti che, in questi anni, ha fatto nel nostro paese”.
“E’ bene ricordare a tutti – concludono le segreterie nazionali – che la produzione di alluminio in Italia non significa solo i pur importantissimi 2mila posti di lavoro dei 2 siti di Alcoa. Se questa produzione venisse a mancare, la filiera successiva, con le varie lavorazioni, a partire dal settore degli estrusi, dovrebbe approvvigionarsi all’estero, con un aggravio di costi e con la conseguente messa a rischio di produzioni attualmente svolte in Italia e quindi di altre migliaia di posti di lavoro”.
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